Si
tratta di considerazioni a “mano libera” per sorridere sull’uso di alcune
parole, anzi di una in particolare, e dei sinonimi (che naturalmente non
esistono, almeno per molti di noi). I cosiddetti sinonimi presentano numerose
insidie, faccio un esempio tratto da un brano di Buzzi:
“Come sta?”
dissi.
“Ho preparato
una proposta da sottoporre al ministro della giustizia per punire una categoria
di persone che mi dà fastidio in modo particolare.”
“Per esempio?”
dissi.
“Per esempio
quelli che, dopo aver nominato New York, se devono nominarla un’altra volta,
dicono la Grande Mela. Per questi la pena dovrebbe essere l’ergastolo.”
“Accidenti!”
dissi.
“Sì, ma non solo
per questi. Anche per quelli che, dopo aver nominato il dollaro, se devono nominarlo
una seconda volta, dicono il biglietto verde; o, se devono nominare l’oro una
seconda volta, dicono il metallo giallo. E stessa pena per quelli che dopo il
pallone, invece di ripetere il pallone dicono la sfera di cuoio. Ergastolo
senza le solite riduzioni di pena.”
(La lattuga
di Boston)
Ecco, il terrore
delle ripetizioni ossessive viene dai tempi della scuola, così come l’uso
“politico” per parole dignitose come “ONESTA’” (una a caso, il cui significato
spesso ignoriamo).
La voglia di
“colpire” il lettore o l’ascoltatore è uno degli obbiettivi da raggiungere nella
scrittura persino nei social e le ripetizioni possono essere molto utili. Ma è
sbagliato credere e far credere che la ripetizione ossessiva di una parola sia
il male o il bene assoluto. Per me, i sinonimi
inutili (o presunti sinonimi), stupidi, sbagliati sono peggio, per chi
si agita in politica o nell’antipolitica.
La lista dei
sinonimi di “ONESTA’” è la seguente, secondo un rinomato dizionario dei
sinonimi e contrari: CORRETTEZZA, INTEGRITA’, LEALTA’, PROBITA’, RETTITUDINE.
Ma anche, nell’estensione del concetto di “qualità di persona o cosa degna di
considerazione e rispetto”: COMPOSTEZZA, DECORO, DIGNITA’, GENTILEZZA, NOBILTA’
(d’animo).
Insomma, una
lista del genere amplifica i problemi che hanno sempre avuto coloro che
rivendicano l’uso smodato del termine. Per questo un elenco
serve a poco, se ogni parola non è accompagnata da esempi che ne chiariscano il
significato, la costruzione, il registro. Volete fare danni con
quella lista? Inculcate l’idea che “ONESTA’” sia una parola
povera e banale, da usare il più possibile. A questo punto, pur di usare o
ripetere “ONESTA”’, si sceglierà di aggiungere, per rafforzare il concetto, una
parola a caso nell’elenco, scrivendo magari, insieme a “ONESTA’!”, “GENTILEZZA!”.
Perché, alla fine, cercare un “sinonimo”?
- Perché ci serve la parola giusta,
quella che esprime nel modo più preciso ed efficace la realtà
che vogliamo
comunicare;
- Quando dobbiamo adeguare ciò che diciamo o scriviamo al
registro (più informale o più
elevato) che abbiamo
scelto;
- Quando vogliamo evitare frasi fatte,
cliché, parole vuote (per esempio shock, stress,
l’aggettivo carino… - associato ad ONESTO, francamente, è ridicolo);
- Quando occorre eliminare una
ripetizione veramente molesta;
- Quando vogliamo essere espressivi,
per colpire chi ci legge o ascolta.
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