Ha ragione chi dice che una volta raggiunta la fama, mantenerla costa
poco. In un modo o nell'altro, ce la si fa a prorogarla. In politica
piu' che altrove.
Alcuni "vecchi falsi giovani" (usero' la parola
vecchi con affetto, lo sono quasi anch'io) non aggiungono piu' nulla al
contesto politico, pero' hanno raggiunto la fama di politici e di questo
vivono.
Catatonici, esauriti, assenti, prematuramente invecchiati o
sotto choc da mancato consenso, hanno perso l'energia di cui andavano
fieri.
Dovrebbero farsi sostituire. Magari da giovani, da ragazze/i
lavoratrici o lavoratori. Laureati o non laureati che vogliono imporre
la propria personale lettura della realta' politica senza pensare ad
altro, forse anche come missionari e anche a costo di scendere a patti
con il diavolo. Persone razionaliste, diciamo, non in senso filosofico
ma nel senso letterale del termine. Di solito il senso letterale e'
peggiorativo, ma in politica non conta piu', purtroppo per noi quasi
anziani che crediamo nella funzione sociale della storia.
La
sostituzione pacifica dei "vecchi falsi giovani" e', forse, l'unico modo
per rivoluzionare qualcosa. Per sfuggire alla noia mortale data dalla
presenza e all'immobilismo dei soliti quattro o cinque che spiegano come
fare e non lo possono fare.
E si che i "vecchi falsi giovani" balbettano, indugiano, mentono, si rieleggono tra loro.
Fate passare i giovani, cannibali e affamati di futuro, contro la stasi.
Il
ragionamento vale anche per i "giovani falsi vecchi", sono democratico.
Loro sono quelli che hanno potuto mandate a memoria le esperienze e le
sanno fare fruttare. Insieme ai veri giovani farebbero la rivoluzione
che serve.
Intanto, se non si muovono i giovani, nessun altro lo puo' fare.
domenica 11 dicembre 2022
Gioventù.
venerdì 25 novembre 2022
Abbasso la propaganda.
venerdì 28 ottobre 2022
Il sacrificio di fare gruppo.
Chi fra noi non fa parte di un gruppo. Chi non ne ha fatto parte, in qualche momento della sua vita e dove ha vissuto. E quanto sia soddisfacente il senso di appartenenza a qualche cosa che supera i
singoli, quanto sia gratificante percepirsi come "noi", qualcosa che definisce anche la comunanza
delle relazioni all'interno, lo dimostrano gli anni di esperienza comune. Più a lungo si è vissuto il gruppo, meglio si è affrontata la vita con le sue difficoltà.
Il primo sforzo è stato, sarà stato per tutti, trovare lo scopo comune del gruppo. Si deve considerare che i motivi per fare gruppo possono essere molti: può essere incarnato da una persona, rappresentato da un'idea, dall'affermazione di un valore, da un compito o soltanto dall'interesse a stare insieme, l'amicizia, il ricordo. Il fare proprio e sentire come proprio da parte di ciascuno l'obiettivo comune implica condivisione, comunicazione, accomunamento, unione.
Nella nostra società fare gruppo pare, e probabilmente è, cosa positiva, idealizzata; il gruppo è il posto in cui attraverso comunicazioni intense e reciproche si realizza un'unità armonica, in cui ciascuno ha una collocazione paritaria, una partecipazione attiva e soddisfacente.
Ma se si è fatta l'esperienza vera in un gruppo vero, i dati dell'esperienza non ne confer-mano l'immagine ottimistica e positiva. Ve ne sarete accorti che stazionano e si mettono in evidenza, dopo un primo periodo ieratico, felice e produttivo, divergenze, contrapposi-zioni e tensioni, anche aspre e dolorose. Come minimo si perdono amicizie fino a ieri date eterne. Ogni gruppo vive sentimenti ambivalenti, vissuti tra il desiderio di appar-tenere e darsi per quanto possibile a un'entità superiore e rassicurante e la spinta ad affer-mare e imporre i propri bisogni, la propria identità individuale.
Sono in
gioco intense e violente emozioni e si ricorre persino alle
rappresentazioni idea-lizzate per tenerle a bada. Ma il periodo trascorso in gruppo è sempre e comunque indi-menticabile: è la forma di associazione tra umani più vera, dove si confrontano menti e logiche diverse. Stare in un gruppo significa che prima o poi ne ricorderemo volentieri l'esperienza.
venerdì 30 settembre 2022
Area nuova.
venerdì 9 settembre 2022
Finti tifosi.
Ricordare di chiedere, quando si incontrerà un novello aspirante al seggio parlamentare o un vetusto politicante con carriera pluridecennale, se Egli ambisca a difendere una delle seguenti categorie e con quale priorità.
Così, per sapere se per caso abbia idea di cosa dovrebbe occuparsi nei giorni a venire oltre l'inaugurazione del suo nuovo appartamento a Roma, in affitto o di proprietà.
Il quesito è articolato, riguarda le libertà. Fate dire al candidato cosa pensi della libertà religiosa; poi della libertà economica; ed infine della libertà politica. E come voglia operare una volta dichiarata la scelta, che, confesso, è un tranello per verificare le vanità terrene del soggetto.
Ci sarà da sorridere amaramente. Molti cittadini intendono la rappresentanza come attività seria e questo viene banalizzato praticamente da tutti i candidati, per lo più nominati.
giovedì 28 luglio 2022
Fondamentalisti.
Prima o poi qualcuno avrebbe toccato il tema del fondamentalismo politico. Alcuni avrebbero voluto farlo prima di altri, sono certo, ma un poco di riservatezza può avere indotto a lasciare perdere un argomento tosto, quasi autolesionista.
Il fondamentalismo, dunque, esiste. Si evidenzia quando una forza politica - ma anche un gruppo ristretto di persone, un gruppo economico o religioso pretendono di modificare l'assetto della società civile secondo i propri principi, di fatto imponendoli agli altri cittadini.
E quando si avvicinano le elezioni, momento in cui i gruppi vincenti acquisiscono il diritto ad esercitare le loro prerogative, in modo democratico sia chiaro, si chiude il periodo precedente, fatto bene o male dai governanti legittimati decaduti e si apre un altro caotico momento in cui si è soggetti ad una pioggia tossica di messaggi contenenti invettive, ultimatum, adulazioni, poco eleganti inviti a tacere. Amicizie senza troppe esigenze e affetti vengono travolte da posizioni "fondamentaliste".
Qui si pretende, però, di salvare un tipo di fondamentalismo di reazione alla realtà grama, stitica e feroce che si vive, per alcuni versi ricattatoria. Se non si esige dagli eletti - ma anche dai candidati - un comportamento almeno dignitoso, se le scelte proposte sono difficilmente accettabili ma finiscono per essere ricatti buttati su un tavolo da gioco in cui i presunti giocatori forti dispongono di tutti i mezzi e gli altri subiscono, ecco, si realizza quel particolare momento in cui compare il fondamentalismo individuale che fa dire: no, tu no. Tu non avrai il mio consenso e te lo rendo noto.
Perchè le altre difese di fatto sono terminate.
lunedì 11 luglio 2022
Come vorresti essere informato?
Quando leggiamo una notizia o più frequentemente quando scorgiamo una condivisione di un articolo su un social siamo lì a cercare di immaginare e capire quanto il pezzo rifletta la realtà. Facile scoprire che quasi sempre l’articolo è diverso anche in modo opposto da altre dichiarate visioni della propria realtà.
Come è possibile? Da lettore a volte annoiato dalla ripetitività, a volte attirato in imboscate inverosimili su notizie romanzate ma scritte benissimo, a volte adirato per le incommensurabili botte di lingue al potere o al dissenso a tutti i costi, a volte sinceramente interessato a prese di posizione originali, penso che ogni articolo o pezzo ambisca seriamente ad essere obiettivo. Una pretesa che molte volte diventa sentenza inappellabile, anche per non dare alcuna possibilità di mediazione o opposizione.
E quindi, si dà maggior risalto a ciò che è a portata di mano, personale, elitario e negativo; oppure si fa grande assegnamento su fonti ufficiali o di alto livello, a volte sconosciute ai più (che colpa, che colpa) e quindi ritenute valide proprio perché dissidenti e non allineate.
Questo modo di scrivere o condividere favorisce la tutela della propria nicchia culturale, anche praticando il sensazionalismo. Genera immagini negative di comportamenti distanti culturalmente e fisicamente o di gruppi considerati devianti all'interno della società, secondo una morale autodefinita ufficiale e tipica delle élites, oppure garantisce maggiore spazio a coloro che detengono il potere e che mantengono lo status quo.
Come mi difendo? Leggendo, stando attento a cosa leggo, nel caso rileggendo. Una vita stancante. Potrei sbrigarmi e togliermi dagli imbarazzi coglioneggiando senza fine o andando a pescare, sempre che la pesca non risulti a sula volta una forma di adescamento sottile e appuntita.domenica 10 luglio 2022
T-Bone Walker, il primo chitarrista elettrico del blues.
Era maggio 2020 quando pubblicai un ultimo pezzo sul blues che preferisco. Qualcosa si è rotto, nel frattempo, molto probabilmente, in prima persona, mi sono rotto di inseguire il fantasma di una pandemia avvertita in modo diverso da praticamente ognuno dei cittadini del mondo intero, almeno quelli consapevoli, informati.
Questo lungo lasso di tempo è stata una parentesi graffa. Nel senso che all'interno dei sigoli anni altre parentesi tonde e quadre si sono aperte e chiuse su ogni aspetto delle vite mia e di chi sta vicino a me.
In questa domenica di luglio 2022 scatta il poco resistibile desiderio di condividere non so con chi l'esperienza di ascolto di un tipo di blues generato in piccole località dove erano grandi le ingiustizie sociali a spese dei lavoratori neri, in quel caso.(ma guarda, anche lì). Qui ora succede lo stesso fenomeno nei confronti dei lavoratori precari di tutti i settori, che se non avessero le famiglie di appartenenza come cuscinetto e ammortizzatore sarebbero, e ci sono, poveri veri costretti alla sussistenza.
T-Bone Walker, è lui l'eroe di questo appuntamento, fece leva sulla capacità di sviluppo tecnologico del suo essere musicista popolare. Siamo negli anni '40 del secolo scorso e da lì inizia un percorso denso di blues vero.
Il suo merito? T-Bone Walker introdusse la chitarra elettrica nel blues. Una cosa enorme, una sensazione di esordio elettrico continuo, una ricerca quotidiana di nuovi suoni ed emozioni arrivate intatte fino ad oggi.
Per capire di cosa stiamo parlando è necessario sentire bene il pezzo che vi propongo, una sorta di pietra d'angolo clamorosamente intatta del blues. Del blues che ci piace.
Call it stormy monday - T-Bone Walker.
https://www.youtube.com/watch?v=UhzAmBG96ZU
venerdì 10 giugno 2022
La situazione internazionale non riguarda l'Italia.
La situazione internazionale corrente pare non riguardi l'Italia. Il Paese paga le conseguenze economiche della guerra di invasione russa, anzi le paghiamo noi cittadini, ma politicamente non ci sono blocchi contrapposti che si azzuffino. Qualcosa sui social, ma il Governo Monoblocco con situazioni fantozziane quotidiane di contrasti figurati a causa dei soldi in prestito del PNRR (chi ricorda più il MES?). E fino a quando i soldi non saranno spesi in modo schizofrenico e a macchia di leopardo ci sarà un monocolore Eurofiliaco da separati in Parlamento ma amanti al governo.
La presenza o meno di forti tensioni tra blocchi contrapposti e separati da profonde fratture ideologiche, col pericolo incombente di conflitti bellici avrebbe garantito vie d'uscita d'altri tempi, con tensioni ideologiche degne di URSS, USA, UE e Cina. Nel nostro sistema politico le divisioni interne sarebbero allineate alle fratture internazionali, le tensioni in quest'ultima sfera avrebbero avuto importanti riflessi sul clima politico interno, contribuendo a riscaldare il clima di un'elezione e a rafforzare la polarizzazione tra le forze politiche in campo.
Perfino con i referendum più tecnici e lontani dalla comprensione degli effetti del risultato per noi cittadini, sarebbero stati più interessanti, coinvolti finalmente da gruppi di detentori di sapere giuridico ora perfettamente incapaci di determinarsi in modo democratico. Tutti preparatissimi, per carità. Ma le nove Regioni che hanno dato una dimensione politica al voto referendario non lo danno a vedere, che è una consultazione politica con scopi bellicistici interni ai poteri interessati. Saranno anche pronti a dare responsabilità agli elettori astensionisti, certo.
Invece la trasversalità è lì, senza vergogna. Propone la Lega, e dietro gli interessi di gruppi meglio definiti come addetti ai lavori. Non è una iniziativa popolare, non "appare" determinante in questa situazione sociale. La Lega spariglia con nubi di polvere, direbbe qualcuno.
domenica 27 marzo 2022
Di che livello sei?
Tutti i partiti si dichiarano inclusivi. E' la condizione minima per definirsi inclusivi, ne va del necessario consenso, del bisogno vitale di sopravvivenza e crescita. C'è bisogno di cercare il suffragio in tutti gli strati sociali; il partito che predilige alcuni o uno solo è destinato a scomparire nel giro di poche consultazioni. Esempi ce ne sono tanti, dai piccoli partiti di nascita parlamentare ai partiti espressione di un ristretto gruppo dirigente specializzato in poche - anche se essenziali, in qualche caso - richieste di tipo sociale e civile.
E quindi devono essere coinvolti tutti gli strati sociali, se la pretesa è quella di rappresentare qualcuno in Parlamento o in altre assemblee. L'offerta deve saper parlare al numero più alto possibile di persone e usare il linguaggio e il comportamento più consono per ogni strato. Ciò non è affatto semplice; almeno non semplice quanto si affannano a farlo sembrare i demagoghi di partito. Notate le differenze di espressione gergale quando si rivolgono al cittadino medio (orrenda definizione) o al cittadino benestante o, quando sono costretti (perchè è il bacino numericamente più grande e anche il più refrattario a farsi convincere dai troppo numerosi esempi di bugie del passato) a rivolgersi agli strati più bassi della società. Ecco, qui la demagogia organizzata si esprime con contorsioni e contraddizioni evidenti: la demagogia incide proprio sul "senso così comune e diffuso di grossolana giustizia", promettendo la cancellazione di ogni gerarchia sociale e l'uguaglianza assoluta. Dalle menzogne parte una prima selezione di aspiranti rappresentati e aspiranti partiti di massa, a favore di conventicole ristrette incapaci di rappresentare diversi strati sociali. Il dato che si evidenzia è che manca quasi completamente la trattazione organica dei bisogni della società, con priorità equivalenti che non escludano nessuno. Nessun partito è in grado ormai di soddisfare la richiesta di equità nella qualità delle soluzioni. Tutto avviene con disparità di trattamento tra strati, sempre a discapito dei peggio rappresentati.
La lotta tra partiti per accaparrarsi il consenso è demagogica:
si avvale delle stesse tecniche, dallo sfruttamento delle
"cupidigie", dei "pregiudizi" e degli "istinti più
rozzi" alle "promesse impossibili da mantenere". Ne risulta una
"ignobile gara", dove coloro che "ingannano volontariamente
abbassano il loro livello intellettuale fino a renderlo uguale a quello che loro suppongono siano gli
ingannati, e moralmente scendono ancora più in basso".
Si dice che sia facile schierarsi. Non lo è affatto, lo dimostra l'astensionismo, il disinteresse. Le domande sono tante, la principale sembra essere: cerco risposte in un partito che cerca di rappresentare il numero più alto di persone, anche se male e in modo disorganizzato o in un partito che rappresenta un numero ristretto di interessi, ma bene?
Non rispondete. Se aderite all'una o all'altra scelta non potete essere che demagoghi voi stessi, purtroppo. Perchè alla base, forse, dovrebbe esserci il bene comune, non il bene mediocre per tutti o pochi.