Oggi
si usa dire continuamente “hanno conquistato il potere”, riferendosi ai
governanti di turno. Di questa affermazione i tifosi fanno un uso diffuso,
perché dà l’impressione di una battaglia eroica e vittoriosa, di una meta raggiunta
con i mezzi della campagna elettorale perenne che deve prevedere l’abbattimento
politico di un nemico, sia esso il Pd o una indeterminata parte politica detta
genericamente sinistra nel caso del governo nazionale attuale o l’inverso, in
altri momenti non meno infelici.
L’espressione
viene usata volentieri anche dagli sconfitti, dai diversi avversari “abbattuti”
alle elezioni, perché fa credere che essi siano stati illegalmente sopraffatti
con azioni imposte da calcoli matematici e da contratti creati per garantire
una buona durata del governo del “cambiamento”. Serve a questi ultimi come
scusa per non aver impedito la “sciagura” di un governo diverso. Non è
possibile arrivare al potere, in uno Stato democratico come l’Italia, a
costituzione parlamentare, contro la volontà di una maggioranza, sembra evidente.
Quindi nessuna “presa del potere”, per quanto gli eroi possano dire il
contrario. Piuttosto, incapacità manifesta, per le ragioni che ognuno di noi
cerca di evidenziare con motivi “personalizzati”, di creare nuovi manifesti,
anzi un nuovo manifesto politico che, esclusi finalmente i “nobili padri” variamente
disseminati in partiti diversi che non sono nelle condizioni di rispettarsi e
produrre argomenti che portino a progetti comuni, unisca la scarsa energia
dell’elettorato e la diriga verso alternative “realistiche”.
Tutto
questo non succederà. A torto o a ragione, chi ritiene di detenere il diritto
(detto malamente anche dovere) di tutelare la seppur minima propria visibilità
o la manciata di mesi trascorsi al governo di coalizioni conservatrici come l’eterna
dirigenza inamovibile di partiti decotti che non propongono altro che il voto
utile, la paura del diverso, la moderazione o l’eccesso di norme restrittive nel
contrasto delle emergenze sociali, la tutela dei privilegi senza considerare
minimamente il ruolo del semplice cittadino ed elettore, questa situazione si
manterrà pressoché immobile. Conservatrice, appunto, della lenta decadenza
della politica. Credo che peggio sia difficile fare, ma ci stanno provando e
resterà, sul loro diario, la vittoria o la sconfitta conseguite con elezioni prive
del significato più vero, quello della rappresentanza popolare.
Scrivo,
anche se in realtà non c’è bisogno, che il voto lo esprimerò secondo i canoni
che mi stanno più cari, senza tenere in conto alcuno la paura, l’utilità, il servilismo.
Ma tenendo conto anche che un voto regalato (come se fosse antani) rappresenta l’inutilità
del gesto, l’arroganza di chi riceve il regalo, l’impossibilità di vedere rappresentati
i diritti di cittadino avente opinione.
Buon
voto a tutti! (e votate i candidati di #Possibile, che è meglio).