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domenica 21 ottobre 2018

La Legge dei sinonimi.


Si tratta di considerazioni a “mano libera” per sorridere sull’uso di alcune parole, anzi di una in particolare, e dei sinonimi (che naturalmente non esistono, almeno per molti di noi). I cosiddetti sinonimi presentano numerose insidie, faccio un esempio tratto da un brano di Buzzi:

“Come sta?” dissi.
“Ho preparato una proposta da sottoporre al ministro della giustizia per punire una categoria di persone che mi dà fastidio in modo particolare.”
“Per esempio?” dissi.
“Per esempio quelli che, dopo aver nominato New York, se devono nominarla un’altra volta, dicono la Grande Mela. Per questi la pena dovrebbe essere l’ergastolo.”
“Accidenti!” dissi.
“Sì, ma non solo per questi. Anche per quelli che, dopo aver nominato il dollaro, se devono nominarlo una seconda volta, dicono il biglietto verde; o, se devono nominare l’oro una seconda volta, dicono il metallo giallo. E stessa pena per quelli che dopo il pallone, invece di ripetere il pallone dicono la sfera di cuoio. Ergastolo senza le solite riduzioni di pena.”
(La lattuga di Boston)

Ecco, il terrore delle ripetizioni ossessive viene dai tempi della scuola, così come l’uso “politico” per parole dignitose come “ONESTA’” (una a caso, il cui significato spesso ignoriamo).
La voglia di “colpire” il lettore o l’ascoltatore è uno degli obbiettivi da raggiungere nella scrittura persino nei social e le ripetizioni possono essere molto utili. Ma è sbagliato credere e far credere che la ripetizione ossessiva di una parola sia il male o il bene assoluto. Per me, i sinonimi  inutili (o presunti sinonimi), stupidi, sbagliati sono peggio, per chi si agita in politica o nell’antipolitica.
La lista dei sinonimi di “ONESTA’” è la seguente, secondo un rinomato dizionario dei sinonimi e contrari: CORRETTEZZA, INTEGRITA’, LEALTA’, PROBITA’, RETTITUDINE. Ma anche, nell’estensione del concetto di “qualità di persona o cosa degna di considerazione e rispetto”: COMPOSTEZZA, DECORO, DIGNITA’, GENTILEZZA, NOBILTA’ (d’animo).
Insomma, una lista del genere amplifica i problemi che hanno sempre avuto coloro che rivendicano l’uso smodato del termine. Per questo un elenco serve a poco, se ogni parola non è accompagnata da esempi che ne chiariscano il significato, la costruzione, il registro. Volete fare danni con quella lista? Inculcate l’idea che “ONESTA’” sia una parola povera e banale, da usare il più possibile. A questo punto, pur di usare o ripetere “ONESTA”’, si sceglierà di aggiungere, per rafforzare il concetto, una parola a caso nell’elenco, scrivendo magari, insieme a “ONESTA’!”, “GENTILEZZA!”.

 

Perché, alla fine, cercare un “sinonimo”?

- Perché ci serve la parola giusta, quella che esprime nel modo più preciso ed efficace la realtà 
  che vogliamo comunicare;
- Quando dobbiamo adeguare ciò che diciamo o scriviamo al registro (più informale o più
  elevato) che abbiamo scelto;
- Quando vogliamo evitare frasi fatte, cliché, parole vuote (per esempio shock, stress
  l’aggettivo carino… - associato ad ONESTO, francamente, è ridicolo);
- Quando occorre eliminare una ripetizione veramente molesta;
- Quando vogliamo essere espressivi, per colpire chi ci legge o ascolta.

La lingua italiana è strepitosa, ma l’ironia è lì che ti aspetta. Non usare ONESTA’ se non si può associarla alla realtà. Fa malissimo, viene l’ulcera agli onesti.

mercoledì 17 ottobre 2018

Il paladino del Blues. Breve storia di B.B. King.


Semplificando molto la musica afroamericana, così ampia ed eterogenea, noi amanti del blues diciamo sempre che il rhythm & blues è essenzialmente “blues con ritmo”, cioè blues genuino con l’aggiunta di una sezione ritmica – basso e batteria – e a volte qualche strumento a fiato. La definizione rhythm & blues nacque nel 1949, quando Riley King iniziava la carriera professionale e discografica. Riley verrà subito chiamato “Blues Boy”, quando esordiva in una radio specializzata nella promozione del Blues.
La sua vita è tipica dei predestinati del Blues: coro parrocchiale, vita nei campi, trasferimento a Memphis, nel Tennessee, dove con il cugino Bukka White, già conosciuto musicista, inizia ad esibirsi. La chitarra elettrica diventa il suo strumento, riuscendo a sviluppare una tecnica originale, il “bottleneck”, nella quale un cilindro di metallo mosso con un dito scivola sulle corde. La mitica Lucille, chitarra che si fece costruire e che cercò sempre di migliorare secondo le sue aspettative, lo seguirà per sempre.
Nasce con lui il blues urbano, musica trasversale nella popolazione americana e tecnicamente originale. Alla tecnica unisce un modo di cantare, teso e angosciato. Il risultato fu un’alchimia che ancora oggi tiene sospesi dalla prima all’ultima nota di molte sue composizioni. Un brano antologico? Per me, “Guess Who”, lo ascolteremo dopo.
B.B. King era un artista da palco, anche se non uno showman. A volte iniziava a suonare blues senza preamboli, andando immediatamente al sodo. Di fatto, è il bluesman che ha venduto più dischi di blues della storia, il più influente fra i giovani musicisti a partire dagli anni ’60.
Uomo da 300 spettacoli l’anno da quattro o cinque ore ciascuno. Un vero stuntman della musica, che trovava stimoli dalla realtà del suo paese, senza filtri culturali e rispettando l’ortodossia dei testi blues. E’ stato uno di quei musicisti che pare che si distruggano interiormente mentre le mani, strumenti di tortura e di piacere al tempo stesso, con le agilissime dita sognano e accarezzano la donna desiderata, Lucille.
Alti e bassi nella carriera li ebbe anche lui, soprattutto quando l’industria discografica pretese di farne persino un crooner – non bianco – un assurdo. Ma si riprese, dopo aver superato alcool e droghe, fino ad arrivare al Grammy alla carriera, nel 1987. Io conobbi il blues in quegli anni, quando ero militare e, secondo me, non a caso. Una compagnia ineguagliabile, nel contesto di quei dodici mesi.
Chiudo con una descrizione personale, da tifoso.
I blues di B.B. King non stancano mai. L’interpretazione è erotica, privilegiata, con lo stile delle persone di colore con cicatrici nella loro storia, uniche ad esibirsi così in pubblico.

Ora, da appassionato ascoltatore, vi propongo una cosa straordinaria, ovviamente dal vivo:
Guess Who.

https://www.youtube.com/watch?v=yv-ECx8nSyI

mercoledì 3 ottobre 2018

Paura delle parole.


Prima di tutto, rifiuto le parole “ritorno del razzismo”, perché è sempre esistito nella Storia. E nella destra storica – esclusi i moderati di ogni tempo - prima che odierna, che sia “fascista”, “nazista” o “leghista”, c’è strutturalmente un pensiero fatto “a categorie”. Riduce la realtà umana a realtà fisica e s’inventa, su semplici differenze fisiche e condizioni di nascita, la stupidità anche delle razze, che in realtà sono inesistenti. Molto peggio certa sinistra, che emula la destra per interesse economico e convenienze elettorali.
Il razzismo è legato alla visione superficiale dell’uomo, come realtà che si vive solo quando si è svegli. Quello che penso è che le diversità fisiche (pelle, altezze, capelli e nasi tutti diversi) non costituiscono una “differenza”: siamo tutti uguali, perché c’è un’immagine dell’identità umana data alla nascita. L’unica “differenza” che esiste tra gli esseri umani sta nella struttura del pensiero interno, non cosciente, nella realtà umana interna. La diversità nasce dal rapporto con l’altro. Per il resto, nel modo di essere coscienti, siamo tutti uguali: nel rapporto sociale dovrebbe esistere l’uguaglianza assoluta. 
Nella paura – meglio, nell’odio - verso gli zingari, i romeni, gli omosessuali, gli immigrati, c’è l’angoscia della ragione non cosciente. Ma questa è una verità sulla realtà che è vietato dire e pensare. Ai nostri confini avviene una quotidiana strage dei migranti che attraversano il Mediterraneo. Dietro quel lasciar naufragare… non c’è un lasciar “eliminare”? Il migrante viene ancora visto oggi in Occidente, con tutte le precauzioni dovute, come una specie di “essere inferiore”. C’è una violenza in atto che non è direttamente sadica, non distrugge, ma tende a voler “rendere inesistente”.
Mi viene in mente l’immagine dei desaparecidos nella dittatura argentina di Videla, quei dissidenti gettati dagli aerei nell’oceano proprio per farli “sparire” (e nella Storia il nazismo è stato il culmine di questo fare “sparire”). Stesso concetto vale per il comunismo rivoluzionario e violento citato molte volte a sproposito. Per fortuna non credo che siamo a quel livello di violenza. Ci sono correnti politiche aperte nella società che cercano con i migranti rapporti diversi da quelli della Lega. 
È nella verità dell’identità umana che c’è l’eliminazione di ogni razzismo e la sua cura: perché si riconosce la nascita uguale per tutti.