Ha ragione chi dice che una volta raggiunta la fama, mantenerla costa
poco. In un modo o nell'altro, ce la si fa a prorogarla. In politica
piu' che altrove.
Alcuni "vecchi falsi giovani" (usero' la parola
vecchi con affetto, lo sono quasi anch'io) non aggiungono piu' nulla al
contesto politico, pero' hanno raggiunto la fama di politici e di questo
vivono.
Catatonici, esauriti, assenti, prematuramente invecchiati o
sotto choc da mancato consenso, hanno perso l'energia di cui andavano
fieri.
Dovrebbero farsi sostituire. Magari da giovani, da ragazze/i
lavoratrici o lavoratori. Laureati o non laureati che vogliono imporre
la propria personale lettura della realta' politica senza pensare ad
altro, forse anche come missionari e anche a costo di scendere a patti
con il diavolo. Persone razionaliste, diciamo, non in senso filosofico
ma nel senso letterale del termine. Di solito il senso letterale e'
peggiorativo, ma in politica non conta piu', purtroppo per noi quasi
anziani che crediamo nella funzione sociale della storia.
La
sostituzione pacifica dei "vecchi falsi giovani" e', forse, l'unico modo
per rivoluzionare qualcosa. Per sfuggire alla noia mortale data dalla
presenza e all'immobilismo dei soliti quattro o cinque che spiegano come
fare e non lo possono fare.
E si che i "vecchi falsi giovani" balbettano, indugiano, mentono, si rieleggono tra loro.
Fate passare i giovani, cannibali e affamati di futuro, contro la stasi.
Il
ragionamento vale anche per i "giovani falsi vecchi", sono democratico.
Loro sono quelli che hanno potuto mandate a memoria le esperienze e le
sanno fare fruttare. Insieme ai veri giovani farebbero la rivoluzione
che serve.
Intanto, se non si muovono i giovani, nessun altro lo puo' fare.
domenica 11 dicembre 2022
Gioventù.
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