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domenica 11 dicembre 2022

Gioventù.

Ha ragione chi dice che una volta raggiunta la fama, mantenerla costa poco. In un modo o nell'altro, ce la si fa a prorogarla. In politica piu' che altrove.
Alcuni "vecchi falsi giovani" (usero' la parola vecchi con affetto, lo sono quasi anch'io) non aggiungono piu' nulla al contesto politico, pero' hanno raggiunto la fama di politici e di questo vivono.
Catatonici, esauriti, assenti, prematuramente invecchiati o sotto choc da mancato consenso, hanno perso l'energia di cui andavano fieri.
Dovrebbero farsi sostituire. Magari da giovani, da ragazze/i lavoratrici o lavoratori. Laureati o non laureati che vogliono imporre la propria personale lettura della realta' politica senza pensare ad altro, forse anche come missionari e anche a costo di scendere a patti con il diavolo. Persone razionaliste, diciamo, non in senso filosofico ma nel senso letterale del termine. Di solito il senso letterale e' peggiorativo, ma in politica non conta piu', purtroppo per noi quasi anziani che crediamo nella funzione sociale della storia.
La sostituzione pacifica dei "vecchi falsi giovani" e', forse, l'unico modo per rivoluzionare qualcosa. Per sfuggire alla noia mortale data dalla presenza e all'immobilismo dei soliti quattro o cinque che spiegano come fare e non lo possono fare.
E si che i "vecchi falsi giovani" balbettano, indugiano, mentono, si rieleggono tra loro.
Fate passare i giovani, cannibali e affamati di futuro, contro la stasi.
Il ragionamento vale anche per i "giovani falsi vecchi", sono democratico. Loro sono quelli che hanno potuto mandate a memoria le esperienze e le sanno fare fruttare. Insieme ai veri giovani farebbero la rivoluzione che serve.
Intanto, se non si muovono i giovani, nessun altro lo puo' fare.