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venerdì 7 maggio 2021

Quando è stata l'ultima volta che un italiano ha votato veramente.

La fine del sistema di rappresentanza su base elettorale ha una data. Da quel momento l’elezione dei parlamentari italiani è cosa che riguarda i dirigenti dei partiti e movimenti, non più l’elettore.

Criticato perché si riteneva che facilitasse l'immobilismo delle coalizioni il sistema proporzionale cambiò con la spinta del Movimento referendario nel 1991, con la riduzione a una sola delle preferenze. Poi, nel 1993 con una formula un po’ maggioritaria e un po’ proporzionale, con soglia del 4% su scala nazionale per avere accesso a seggi. Pessimo sistema elettorale che non impedì ma neanche ridusse la frammentazione del sistema dei partiti. Anzi, diede ai partiti minori, indispensabili alla vittoria nei collegi, un grande potere di 'ricatto' nella distribuzione dei collegi sicuri e nella formazione dei governi.

Mai del tutto accettato dalla maggioranza dai politici, abituati al proporzionale, il sistema ironicamente denominato da Sartori Mattarellum, venne riformato nel 2005 dal centrodestra. Con la riforma elaborata e approvata dalla Casa delle libertà si compie il salto definitivo verso la presentazione di liste bloccate di candidati nelle quali viene meno qualsiasi possibilità di rapporto fra candidati e elettori ed è consegnato ai dirigenti di partito il potere di designare, con ottime probabilità di riuscita, stabilendo l'ordine di lista dei candidati, coloro che essi decidono debbano diventare parlamentari. La legge prevede un premio di maggioranza per la coalizione che abbia ottenuto la maggioranza relativa dei seggi, un pandemonio di clausole di accesso o di esclusione dal Parlamento, una delle quali è la clausola del 4% per i singoli partiti. Stesso discorso vale per il Senato, con l'inconveniente che il premio di maggioranza, in seguito a una erronea interpretazione del dettato costituzionale che vuole il Senato "eletto su base regionale", viene attribuito regione per regione in modo da consentire alla lista vincente di ottenere il 55% dei seggi e probabile maggioranza diversa dalla Camera.

La legge proporzionalistica voluta dalla Casa delle libertà capovolge il sistema maggioritario e lo distrugge dando enorme potere ai partiti e esalta gli obiettivi particolaristici a scapito delle esigenze generali.

Le riforme elettorali sono più o meno accettabili nella misura in cui intendono far crescere il potere degli elettori rispetto a quello dei dirigenti di partito.

E qui non si vota, si ratificano scelte.