Jimi
Hendrix è stato l’artista più originale del rock e del rhythm&blues. Era
mancino e però usava chitarre normali, quelle preparate per chi suonava con la
mano destra. Gira la testa solo a pensarci.
Iniziò
a suonare sentendo il blues di Robert Johnson e B.B. King. Suonò
con Little Richard, Wilson Pickett, Solomon Burke. Che curriculum!
Il
successo a cui andò incontro lo travolse, facendolo precipitare nel mondo
terrificante delle droghe. Gli incendi delle sue chitarre alla fine dei
concerti sono collegati a questa forma di autodistruzione. Come ammonimento,
forse, a non commettere atti irrimediabili e come tributo alla gloria del rock.
Ci
interessa il suo blues: fu un esponente del blues ancestrale, brusco, di strada
e fu naturale che evolvesse verso il rhythm&blues metropolitano e il soul.
Sempre con una energia esplosiva, con una forza creativa e originale che non
hanno mai avuto pari.
La
sua vita si interruppe da giovane, nel 1970, ma la sua lezione trascende le
barriere del tempo.
Lo
ascoltiamo in un pezzo in cui sminuzza e stropiccia il blues normale in 12
battute. La vera libertà, senza rinunciare alla allegria, alla gioia di
suonare.
Jimi
Hendrix: Red House.