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mercoledì 15 gennaio 2020

Ansia da elezioni.


Quando una persona esprime un pensiero, la società attuale impone che si specifichi a che titolo si scrive. Bene, in non sono quello che descriverò.
Mi va di scrivere della professione del politico e delle caratteristiche di coloro che desiderano rappresentare se va bene, persone; nei casi peggiori, secondo me, gruppi di potere.
Se fossimo in una situazione normale, mi chiederei: come si fa a esercitare una professione più rispettabile, più meritevole della necessaria considerazione sociale? Se rifletto sulla grande responsabilità sociale che pesa (che dovrebbe pesare) su queste persone, sui motivi che le spingono a scegliere pratiche inusuali per occuparsi dei mali della società e cercare di risolverli, mi viene in mente che costoro dovrebbero avere delle conoscenze della società superiori alla media. Il politico esercita una professione sui generis, precaria, un imbuto che ingurgita un flusso continuo di informazioni di qualsiasi tipo. E’ una professione fluida, che prevede che “politici non si nasce”, cancellando una qualsiasi idea di formazione ad hoc, tranne che la necessaria Storia delle Istituzioni, immagino.
Questa Italia vive la rappresentanza come un esercizio provvisorio. Non si obbligano i politici (ripeto, nel significato un po’ sognante che do io, di rappresentante di persone e portatore di soluzioni) a saper ascoltare e osservare senza paraocchi culturali e disciplinari.
E’ un fatto che la maggior parte dei politici ha finalità quasi commerciali - un pubblico, un target: geograficamente, etnicamente e professionalmente; siamo in una situazione che assomiglia di più a una “torre di Babele”, dove si assiste a un intreccio di sempre nuovi linguaggi e nuovi formati: ma sempre più spettacolarizzato (con risultati a volte comici, come le dichiarazioni su storia italiana e Istituzioni dello Stato) e banale.
Da questo punto di vista il campo politico sembrerebbe vicino a un processo di esplosione: tanti tipi diversi di politici, senza tratti comuni riconoscibili, diversificati a tutti i livelli, potrebbe portare a una “saturazione dell’offerta”. Ironizzando, in Italia ci potrebbero essere più politici che cittadini!
Interpreto questa fase come l'inizio della fine della rappresentanza politica. Troppi i casi di ricerca di affermazione personale; invece che della condivisione dei problemi ci si occupa di arrivare alla carica pubblica più soddisfacente. Triste e inutile, soprattutto in Regioni disastrate e in via di desertificazione come le Calabria.
Dare il benvenuto a Salvini, a Zingaretti, a Di Maio, a Berlusconi o chi per lui e agli altri non servirà a noi calabresi. A loro senz’altro. Mi pare.