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martedì 17 aprile 2018

Serio, il Blues.


Si distingue, il Blues, per la sensazione di intensità, urgenza, serietà, sincerità e convinzione che trasmette. Se non fosse presente tra noi anche come una attività ludica, la musica che nasce dalle fasce popolari impegnate nella sopravvivenza potrebbe essere intesa come una questione che riguarda la lotta per il riscatto sociale e la conquista di diritti. La diffusione in ambiti di lavoro, l’essenzialità del suono, il fatto che fosse cresciuto e sviluppato tra persone costrette alla schiavitù, rende il Blues nobile e giustificato nella ricerca di spazi più ampi di ascolto. L’inizio dell’era della registrazione consente anche questo. Gli interpreti sono un tutt’uno con la propria musica e, caso raro, è come se ogni nota scaturisse dall’anima. Il suono è aspro, non sempre gradevole, gli accompagnamenti degli strumenti hanno un ritmo forte ed energico. Le melodie fanno fatica ad emergere ma chi preferisce il Blues apprezza il “pacchetto” emotivo, non ha bisogno di fronzoli estetici.

Oggi tocca a Charley Patton. Questo genio del Blues, che percuoteva la chitarra ma non disdegnava la tecnica slide – il metallo del cilindro che scivola sulle corde – è l’interprete ideale in questa fase di crescita del Blues. Siamo negli anni immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, ma sono cose da bianchi, le guerre provocate. Il presente non insegna, figuriamoci il passato.

Buon ascolto.

giovedì 5 aprile 2018

E comunque decidevano sempre i bianchi.


Andando a tentoni nelle storie che scopro studiando le origini del blues e trattandosi comunque di radici del blues e non di storia certa, mi accorgo che le prime registrazioni di blues di cui si ha notizia comprendevano qualsiasi tipo di canzone: ballate popolari, canzoni per bambini o ragtime blues. Quando la produzione discografica divenne maggiore il materiale si uniformò.
E qui, dove la produzione si monetizza, diviene industria anche se discografica, salta agli occhi che le registrazioni erano valutate da direttori artistici bianchi che lavoravano per case discografiche di proprietà di bianchi, che usavano come talent scouts i proprietari di negozi di dischi, bianchi.
Il blues degli albori che possiamo ascoltare è il blues che quelle persone decisero di incidere.

Oggi vi propongo un pezzo risalente all’epoca di Robert Johnson, My Blue Heaven, ma nell’interpretazione swing, magistrale, della Clint Baker’s New Orleans Swing Band. Il blues delle origini si prestava ad operazioni di questo tipo.

Buon ascolto e alla prossima.