Si
distingue, il Blues, per la sensazione di intensità, urgenza, serietà,
sincerità e convinzione che trasmette. Se non fosse presente tra noi anche come
una attività ludica, la musica che nasce dalle fasce popolari impegnate nella
sopravvivenza potrebbe essere intesa come una questione che riguarda la lotta
per il riscatto sociale e la conquista di diritti. La diffusione in ambiti di
lavoro, l’essenzialità del suono, il fatto che fosse cresciuto e sviluppato tra
persone costrette alla schiavitù, rende il Blues nobile e giustificato nella
ricerca di spazi più ampi di ascolto. L’inizio dell’era della registrazione consente
anche questo. Gli interpreti sono un tutt’uno con la propria musica e, caso
raro, è come se ogni nota scaturisse dall’anima. Il suono è aspro, non sempre
gradevole, gli accompagnamenti degli strumenti hanno un ritmo forte ed
energico. Le melodie fanno fatica ad emergere ma chi preferisce il Blues apprezza
il “pacchetto” emotivo, non ha bisogno di fronzoli estetici.
Oggi
tocca a Charley Patton. Questo genio del Blues, che percuoteva la chitarra ma
non disdegnava la tecnica slide – il metallo del cilindro che scivola sulle
corde – è l’interprete ideale in questa fase di crescita del Blues. Siamo negli anni
immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, ma sono cose da
bianchi, le guerre provocate. Il presente non insegna, figuriamoci il passato.
Buon ascolto.
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