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Politica. Meridionalismo. Blues.

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mercoledì 23 dicembre 2015

La scarsa reazione.

Alla costruzione di un nuovo partito progressista devono concorrere diverse componenti sociali, tutte motivate e non poste a presidio di una percentuale irrisoria di voti. Il modo in cui nasce un movimento politico è importante. Se è la sommatoria di partiti già esistenti, che mai sono riusciti a fare breccia nella collettività, non tanto per la bontà o affidabilità degli argomenti costitutivi, ma per la esigua efficacia dei sistemi interni di proposta, il risultato è scontato : si realizza un ferreo picchetto d’ordinanza a principi inattuabili. Ci sono, e sono chiari, gli esempi di movimenti che scaturiscono dalla società con motivazioni non elettorali. Per una visione da vera e propria casta elettorale, essi vengono poco considerati dai Segretari politici degli attuali Partiti – i veri Capi di Governo di questo Stato - e si annichiliscono così sorgenti di una sana reazione civilista in un crescendo di mancati riconoscimenti e rivendicazioni. Qui Possibile gioca un ruolo importante. La spinta ad intraprendere azioni civili e fondate sui diritti può essere di lunga durata, se viene riconosciuta dagli altri progressisti in Italia. Il Patto Repubblicano, documento fondativo del nuovo Partito, è un elaborato equilibrato, privo di simboli, idoli e frasi retoriche che facciano pensare a partiti prefabbricati e creati appositamente per le elezioni prossime venture. La società italiana è insofferente verso partiti e movimenti che nascono direttamente dal Parlamento. Esso è un luogo svuotato, in gran parte e in questo momento, di ruoli e personalità riconoscibili che facciano da guida. Per cui, la proposta deve venire dalla stessa società, che si organizza in difesa di concetti, valori, Istituzioni, che sono la base riconosciuta dalla gran parte degli italiani. Se fosse semplice, se fosse necessaria una risposta veloce ed elettorale, basterebbe un imprenditore molto ricco. Oppure un esponente illuminato del potere finanziario europeo. Oppure una coalizione che più conservatrice non si può. Tutte cose che abbiamo provato, che stiamo sopportando o che non vorremo più provare.

mercoledì 16 dicembre 2015

Quale società.

Se il capitalismo finanziario italiano si camuffa da fornitore di posti di lavoro, siamo ben disposti a tollerare restrizioni al reddito, a orari di lavoro, a pensioni irraggiungibili per la generazione dei 50enni e per le persone più giovani. Il capitalismo italiano ha questo di buono: riempie gli scaffali di merce e svuota i crani di idee progressiste. Ci racconta di benessere economico da raggiungere con il merito, con lo studio. Ci fa comprare mezzi e beni sofisticati a poco prezzo. Ci allontana consapevolmente dalle religioni tradizionali, ci avvicina inconsapevolmente ai riti propiziatori dell’accumulo del dio denaro e della sua spesa immediata. Ci traduce in un italiano semplice che la sanità la puoi comprare, che quella di base deve consistere in pochi servizi essenziali, non di più. Che i trasporti, ormai, li puoi avere a pochi euro, per raggiungere le mete più distanti e che devi però tollerare l’impossibilità di usare reti capillari che consentano di raggiungere il tuo capoluogo in tempi brevi. Che devi avere la carta di credito, a pagamento. In Italia la devi pagare, ma IMU e tasse sul lusso è profondamente ingiusto farle pagare ai fornitori di lavoro e ai capitalisti della finanza, ben mimetizzati tra i politici del disgusto. Dobbiamo essere benevoli, noi proletari della parola e del basso pensiero, nei confronti del capitale italiano. Ci fa respirare, esistere. Il capitale italiano non ha colore politico, è grigio. A colorare la vita ci pensano i mezzi di informazione e disinformazione. Ovviamente quasi tutti in mano al capitale, quello buono, che si occupa di te.

martedì 15 dicembre 2015

L’informazione politica non è corretta.

Se c’è una forma di informazione scorretta è quella politica. Dentro questa libertà c’è l’universo. Nello spiegare il tema astratto che risolverà la crisi corrente, qualsiasi tipo di crisi, chiunque e in qualunque modo può affermare un parere e ritenere di avere ragione. Gli opinionisti sono dei maghi contemporanei. Liberi, ma non obiettivi. Possono fornire soluzioni reali o metafisiche, riferimenti astrali ultraterreni o genealogici. Opinioni di stirpi reali o, al contrario, popolari fino al proletariato più eroico o capitalistiche fino a elencare i fatti che hanno determinato l’inizio della rivoluzione industriale in Inghilterra come volontà divina necessaria, per giungere sfiniti al berlusconismo e al renzismo. Ciò che resta, sempre, è la sensazione che uno sproloquio più inutile non possa esistere. Si è mai visto un interlocutore, un lettore, un analista, un politico, un tesserato, un simpatizzante, un cittadino, un giornalista, un elettore cambiare idea pubblicamente, ritrattare una posizione smentita dai fatti o dagli interessi privati resi manifesti da un accadimento? No. Se una ritrattazione, un ravvedimento, un cambio di posizione politica avviene, accade sempre di nascosto. Noi vediamo le conseguenze del nuovo posizionamento dell’eroe dei nostri tempi. Nuovo posizionamento politico, non partitico: destra e sinistra, in realtà non esistono, ci stanno spiegando in queste ore. Si dice, infatti e sempre: pur mantenendo le chiare origini… mi vedo costretto.. per responsabilità di altri… Ci esponiamo, noi e nostri convincimenti, alle valutazioni di un pubblico sfottente, disinteressato e falsamente d’accordo con ciò che legge. Nella più totale libertà di pensiero.

sabato 13 giugno 2015

Porte aperte.

Guardo con speranza ad un futuro in cui torneremo a dormire con le porte aperte. Il resto del mio pensiero è però feroce, sarcastico, pungente quanto il cinismo dei ministri della paura, quei politici di parte avversa dell’umanità che meritano di sentirsi dire questo ed altro. La responsabilità della tutela della nostra razza purissima – due errori in due parole, è quasi un record – andrebbe quindi ceduta a chi non è riuscito a individuare in tutta la rimanente parte della propria e altrui esistenza nulla che possa essere portato ad esempio a chi vuole attraversare questo pezzo di Europa per andare altrove. E’ l’incapacità di gestire il flusso migratorio il problema, non i migranti. La ricerca della soluzione del problema non è un mio obiettivo, non ne sono francamente capace. Ma paghiamo miliardi per aderire a strutture sovrannazionali che hanno tutto l’interesse ad autoalimentarsi; è quindi ovvio attendersi una soluzione. Affidare ad altri la tutela delle proprie paure, la possibilità di dormire con le porte aperte, di notte, è un’ulteriore richiesta di assistenza, perché al buio non si distinguerebbe il colore del possibile intruso. A mia memoria, mai si è potuto dormire con le porte aperte in questi luoghi, percorsi da eventi delittuosi senza pause apprezzabili. A meno che non si voglia affermare che la parte deviata della nostra società è sempre preferibile ad una immigrazione sconosciuta e povera. In questo caso mi arrendo, perché tra negatività non voglio essere obbligato a scegliere quella D.O.C. E’ un moto inarrestabile la fuga dalla povertà, mentre un nord del mondo, indistinto e pieno di scabrosità, spreca l’inimmaginabile. Non resta quindi che fermare in qualsiasi modo chi si affaccia su questo immondo bidone che è diventata la civiltà occidentale? A chi mi dice che si rischia la vita in mille orrendi modi e l’immigrazione è un altro modo in più, quello definitivo, dico che dobbiamo difendere i fondamenti della nostra civiltà con l’agire quotidiano, non con le crociate fomentate dai ministri della paura. Eliminata l’immigrazione, un’illusione sbandierata a fini elettorali e per ricerca di consenso, troverebbero, i ministri della paura, un’altra motivazione per le loro ricerche e la loro sussistenza. Non dimentico, per esempio, l’odio razziale verso i meridionali.

mercoledì 22 aprile 2015

Il freddo linguaggio finanziario.

E’ dura fare ironia sulla finanza. Non arriva di certo un bonifico se ti azzardi in un territorio desertico dal punto di vista emozionale. Ma penso che una riflessione, utilizzando le parole giuste, corrette, scientificamente ricercate ed incastrate nei gesti della normale vita quotidiana, possa essere concessa anche a me, utilizzatore finale di scarsissima cartamoneta multicolore. La sveglia squilla in territorio ampiamente negativo. Il sonno rimasto è tanto; il riposo è stato affievolito dalla volatilità dei colombi e delle rondini, in questa stagione molto poco inclini al silenzio quasi totale delle giornate in cui Wall Street è chiusa. Ma qui in Italia, che spasso: dopo un caffè schiumato che risolleva da un andamento altalenante delle borse sotto gli occhi, si procede all’investimento rapido a breve termine: la scelta dell’abbigliamento, operazione co-gestita con la titolare dell’impresa. Sebbene sia un capitolo importante dell’export nazionale, la moda “familiare” è in una situazione di ristagno prolungato, dovuto da un sempre più scarso turn-over fra nuovo e usato. C’è stagnazione, è evidente, anche nei pedalini. L’economia della giornata si avvia con alcune rapide decisioni: l’avviamento del motore di un’auto troppo usata provoca un aumento dei consumi di idrocarburi e conseguente lievitazione del prezzo del barile di grezzo (grezzo è la versione un po’ terrona di greggio). La scelta della destinazione è di primaria importanza per la determinazione della cedolare secca a fine giornata, altrimenti il portone non ti viene aperto e le attese per le aperture delle altre borse (europee o asiatiche) possono essere lunghissime, quanto le pratiche di riscossione di un prestito della BCE alla Grecia. Il mercato delle risorse agricole, soprattutto del grano, è una sorpresa: investire in un sano piatto di pasta può fare oscillare positivamente la bilancia (dei pagamenti, no) con un surplus poco invitante per le investitrici straniere. Una visita rapida allo zoo ti consente di controllare lo stato di salute di Orsi e Tori al pascolo in gabbie sempre troppo piccole. Altri animali strani, come il Ftse-mib – anche nella versione “grafico” – si aggirano in cerca delle montagne russe, delle bolle speculative e dei surplus di gestione, da assaltare avidamente. Che oasi di tranquillità e pace, il rientro alla propria casa madre: lo spread tra vita vera e vita elettronica oggi è stato veramente minimo. Quasi quasi mi faccio un bond a dieci anni.

giovedì 2 aprile 2015

Basta un giorno.

Di per se è uno slogan già detto. Ma davvero non serve più di questo tempo per fare pace con il nostro territorio, compreso tra Casignana e Gerace. Volendo darsi un ordine cronologico, si può fare riferimento all’arrivo dei coloni greci e visitare Lokroi Epizephyrioi. Le tecniche costruttive razionali di una città di 2500 anni fa circa costituiscono un riferimento sicuro per gli urbanisti contemporanei. L’organizzazione sociale, le leggi che la ordinavano e le espressioni artistiche ed architettoniche che qui hanno trovato origine e sviluppo non possono lasciarci indifferenti. Volendo destreggiarsi tra epoche diverse ma strettamente collegate, c’è la Villa Romana di Casignana, la cui visita è uno dei piaceri più appaganti dell’intero viaggio. I secoli trascorsi dalla colonizzazione greca all’avvento di Roma si susseguono veloci in pochi chilometri e in maniera logica, naturale. La rudezza, la difficoltà della vita quotidiana affrontata dai coloni greci e quindi dagli indigeni si tramuta, metro dopo metro, nella percezione dell’agiatezza espressa dalla struttura residenziale di Contrada Palazzi. Il triangolo ideale si chiude con la visita all’inestimabile scrigno medievale di Gerace. Si osservi che in questi chilometri quadrati si trova tutto ciò renderebbe orgoglioso qualsiasi altro Paese civile. La Storia, le Cose, gli Uomini che hanno vissuto questi luoghi lasciando tracce evidenti e dignitosissime, non saprebbero spiegarsi come è possibile che noi contemporanei, moderni, tecnologici abitanti della Locride, preferiamo non tutelare con l’enfasi necessaria il nostro patrimonio. E sarebbe solo l’inizio di un viaggio dentro noi stessi.

martedì 24 febbraio 2015

Le forze italiane.

Continuare ad essere indifferenti nei confronti dell’espatrio di italiani verso l’estero esaurisce le riserve di un Paese già povero di persone vivaci, intraprendenti. Coloro che non riescono ad avere successo fuori dall’Italia sono persi ugualmente, dato che dovranno comunque adattarsi a vivere e a lottare in un altro Paese. Come non si individui in questo sperpero continuo il male peggiore che attanaglia la nostra società resta un fatto avvolto nel mistero. Ci si allieta delle vittorie elettorali, non capendo che si tratta di una sola piccola vittoria di fronte ad una guerra che non darà soddisfazioni se non limitate al prestigio (?)personale e senza ricadute durature. Se fosse facile risolvere questi problemi ci candideremmo tutti. E forse sta già succedendo, inutilmente.

mercoledì 18 febbraio 2015

Con quali prospettive.

Mi disse una volta un amico consigliere comunale, in assoluta buona fede, che se avessi avuto un problema di viabilità, una difficoltà tangibile nella disposizione dei sensi unici o dei divieti di sosta, avrei potuto parlargliene, perché quella Amministrazione Comunale appena eletta aveva intenzione di risolvere i problemi dei cittadini, ascoltandoli. Gli dissi subito che non mi sarei avvalso di quella facoltà, semplicemente perché ci si aspetta che chi è eletto sappia come mettere in pratica il progetto che lo ha portato a rappresentare molti suoi concittadini. In queste poche parole c’è quanto di meglio un elettore si auguri in un’Amministrazione Comunale: piena fiducia nelle intenzioni; certezza della presenza di un progetto che guidi ogni atto amministrativo; rapporti paritari con i cittadini senza corsie privilegiate; senso del dovere e spiccate doti di ascolto; rigoroso rispetto del programma elettorale. Non è troppo ambizioso il mio programma di elettore. E’ dovuto.