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Politica. Meridionalismo. Blues.

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martedì 28 febbraio 2017

L’abc del welfare, per chi, come me, è completamente a digiuno.

Grande stima a chi opera nel settore. Il welfare si differenzia, nelle diverse Regioni italiane, in base a diversi fattori: scelte politiche, tradizioni istituzionali, contesto economico produttivo, ecc. Tra di essi un ruolo determinante è svolto dalla domanda sociale. Nelle regioni economicamente più dinamiche, dove la partecipazione al mercato del lavoro delle donne è più alta e le famiglie sono in larga misura a doppio reddito, la disoccupazione è contenuta (almeno fino a prima della crisi), la domanda sociale si è indirizzata da tempo verso la questione della conciliazione famiglia-lavoro. La capacità di dare corso alla conciliazione in Italia non è equamente distribuita, anzi determina nuove disuguaglianze. Gli equilibri su cui si gioca non possono essere preconfezionati, dipendendo dalle scelte di vita di ciascuno e c’è l’esigenza di strutturare le condizioni istituzionali che consentano l’esercizio di una libertà di scelta e flessibilità nell’accesso alla alternative di offerta anche in questo ambito. Bisogna ripensare il rapporto tra politiche del lavoro e politiche sociali. Mettere a tema la conciliazione rappresenta un’opportunità di modernizzazione del welfare. E’ anche l’occasione per ricordare che il welfare non va considerato né in chiave emergenziale (come in questa fase di crisi accade), né come risposta alle situazioni di grave emarginazione, povertà, esclusione. Un welfare attivo e preventivo trova nella conciliazione uno dei punti cardine per essere un welfare per tutti, per affrontare la vita quotidiana e le vulnerabilità che discendono dal compiere scelte persino le personali scelte di vita, compreso l’avere dei figli. Vulnerabilità che si accrescono nell’attuale fase di recessione e che confermano quanto il welfare sia un ambito sul quale investire, non certo su cui effettuare del risparmio. Si può dire che investire nel welfare rappresenti una politica di sviluppo.

martedì 21 febbraio 2017

B.B. King, il Blues in persona.

Semplice e complicato scrivere cosa abbia rappresentato B. B. King per il Blues. Riley King è come quei chitarristi che pare che si distruggano dentro mentre le mani accarezzano lo strumento. E probabilmente pensano ad altro. I Blues di B. B. King non stancano mai; l'interpretazione è dedicata a persone di colore che hanno cicatrici ben visibili nella loro storia. E non è complicato, invece, sentirsi parte di un concerto di questo mostro della musica. Lucille, la sua chitarra, è il simbolo di un modo di suonare che è andato oltre l'esecuzione di brani. Pura interpretazione dell'anima, il suo Blues. Il mio brano preferito è "Why i sing the Blues". https://www.youtube.com/watch?v=HJrZ1LAOLYQ

lunedì 13 febbraio 2017

Contrapposizioni.

Liberisti o antiliberisti. Globalisti o antiglobalisti. Radicali o moderati. Settari o dialoganti. Onesti o corrotti. Destrimani o sinistrorsi. Radical-chic o populisti. Chi partecipa alla “conversazione” politica, deve garantire correttezza, verità, veridicità, comprensibilità (il rischio è essere retorico, lo so e me ne scuso). Se manca una di queste condizioni, l’intesa tra gli interlocutori non può avere luogo, venendo meno una discussione razionale. La comunicazione deve avvenire tra persone estranee a condizionamenti esterni o interni, realizzando di fatto una forma di comunicazione democratica. Poi si può arrivare all’analisi della formazione del consenso, successivo alla comunicazione. Da parte mia, la penso con spirito più sarcastico e meno democratico (ma quanta democrazia c’è nell’umorismo, nella satira, nell’ironia), e cito George Bernard Shaw che disse «Il maggior problema della comunicazione è l’illusione che sia avvenuta». D’altronde, come potrei non essere sarcastico al riguardo, sentendo la comunicazione istituzionale fatta a pezzi, dal paesello in cui abito fino ai Colli romani?

venerdì 10 febbraio 2017

L'educazione circolare.

Alla mia età attuale, mio padre aveva tre figli adolescenti. Chiedersi come si è cresciuti, pensare a come i figli vedono e giudicano, ora. Cosa si è riusciti a trasferire, cosa è rimasto degli anni passati insieme. Una forma di educazione circolare in cui rivedersi. Buona o cattiva che sia.