Semplificando
molto la musica afroamericana, così ampia ed eterogenea, noi amanti del blues diciamo
sempre che il rhythm & blues è essenzialmente “blues con ritmo”, cioè blues
genuino con l’aggiunta di una sezione ritmica – basso e batteria – e a volte
qualche strumento a fiato. La definizione rhythm & blues nacque nel 1949,
quando Riley King iniziava la carriera professionale e discografica. Riley
verrà subito chiamato “Blues Boy”, quando esordiva in una radio specializzata
nella promozione del Blues.
La
sua vita è tipica dei predestinati del Blues: coro parrocchiale, vita nei
campi, trasferimento a Memphis, nel Tennessee, dove con il cugino Bukka White,
già conosciuto musicista, inizia ad esibirsi. La chitarra elettrica diventa il
suo strumento, riuscendo a sviluppare una tecnica originale, il “bottleneck”,
nella quale un cilindro di metallo mosso con un dito scivola sulle corde. La mitica
Lucille, chitarra che si fece costruire e che cercò sempre di migliorare secondo
le sue aspettative, lo seguirà per sempre.
Nasce
con lui il blues urbano, musica trasversale nella popolazione americana e
tecnicamente originale. Alla tecnica unisce un modo di cantare, teso e
angosciato. Il risultato fu un’alchimia che ancora oggi tiene sospesi dalla
prima all’ultima nota di molte sue composizioni. Un brano antologico? Per me, “Guess
Who”, lo ascolteremo dopo.
B.B.
King era un artista da palco, anche se non uno showman. A volte iniziava a
suonare blues senza preamboli, andando immediatamente al sodo. Di fatto, è il
bluesman che ha venduto più dischi di blues della storia, il più influente fra
i giovani musicisti a partire dagli anni ’60.
Uomo
da 300 spettacoli l’anno da quattro o cinque ore ciascuno. Un vero stuntman
della musica, che trovava stimoli dalla realtà del suo paese, senza filtri
culturali e rispettando l’ortodossia dei testi blues. E’ stato uno di quei
musicisti che pare che si distruggano interiormente mentre le mani, strumenti
di tortura e di piacere al tempo stesso, con le agilissime dita sognano e
accarezzano la donna desiderata, Lucille.
Alti
e bassi nella carriera li ebbe anche lui, soprattutto quando l’industria
discografica pretese di farne persino un crooner – non bianco – un assurdo. Ma si
riprese, dopo aver superato alcool e droghe, fino ad arrivare al Grammy alla
carriera, nel 1987. Io conobbi il blues in quegli anni, quando ero militare e,
secondo me, non a caso. Una compagnia ineguagliabile, nel contesto di quei
dodici mesi.
Chiudo
con una descrizione personale, da tifoso.
I
blues di B.B. King non stancano mai. L’interpretazione è erotica, privilegiata,
con lo stile delle persone di colore con cicatrici nella loro storia, uniche ad
esibirsi così in pubblico.
Ora,
da appassionato ascoltatore, vi propongo una cosa straordinaria, ovviamente dal
vivo:
Guess
Who.
https://www.youtube.com/watch?v=yv-ECx8nSyI
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