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mercoledì 29 maggio 2019

Senza riferimenti, è meglio proseguire alla cieca.


Si può essere più o meno legati alle parole scritte, anche quelle dette. Agli appassionati della parola propongo uno scritto datato, senza dire l’autore, che non riesce a scollegarsi dal presente, avendo esso almeno cento anni.
“…noi che abbiamo sempre manifestato la nostra spregiudicata strafottenza davanti ai nominalismi sui quali si inchiodano, come pipistrelli alle travi, i bigotti degli altri partiti; noi che abbiamo avuto il coraggio di mandare in frantumi tutte le categorie politiche tradizionali e di dirci a volta a volta: aristocratici e democratici, rivoluzionari e reazionari, proletari e antiproletari, pacifisti e antipacifisti, noi siamo veramente i relativisti per eccellenza e la nostra azione si richiama direttamente ai più attuali movimenti dello spirito europeo…”
Ciò che l’autore scrive dopo mi risulta inutile. Intanto rilevo che ogni movimento politico deve, anche inconsapevolmente, richiamarsi alla storia politica, a tesi già viste e vissute. Questo anche per la evidente incapacità di ipotizzare, per il momento e in modo popolare, una base progettuale nuova e alternativa al relativismo del nulla che si sopporta in questi anni orribili, che consenta di avere consenso e seguito.
Se vogliamo essere seri. Se non lo vogliamo, teniamo il prosciutto di scarsa qualità ben steso sulle coscienze, oltre che sugli occhi.
La fonte? La fonte no, è relativa.

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