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mercoledì 9 maggio 2018

Il ritorno della Prevalenza del Cretino.


Regalai La Prevalenza del Cretino di Fruttero&Lucentini all’amico Leonardo perché se ne guardasse, vista la concentrazione molto alta, detto e scritto con ironia. Non sono certo di non essere affetto anch’io da una leggera forma di cretinismo, indotto dall’ambiente circostante e dalle qualità personali, ma voglio sperare che i contagiati da questo sciagurato malanno comportamentale si possano “curare” reciprocamente, al fine di rendere gli effetti della sfortunata condizione poco invalidanti.
Fatto sta che i social facilitano l’ingresso nel tunnel, un po’ per  “ristrettezze espressive” derivate dalla fretta dell’analisi in tempo reale, un po’ dalla scarsa predisposizione a comprendere la condizione altrui.
La “trilogia del cretino” è composta da La prevalenza del cretino (1985), La manutenzione del sorriso (1988), e Il ritorno del cretino (1992). Prima che una presa in giro dei cretini fuori di noi, le opere sono un geniale, scorretto, cattivissimo vademecum per riconoscere il cretino che è in noi e i vizi del nostro tempo.

Qualche esempio è d’obbligo. Ricordate: “se concedete il passo ad un cretino egli crede di averne diritto”.

TUTTA COLPA DEL PROGRESSO. «Poco interessanti catene di cause ed effetti terapeutici, dietetici, sociali, politici, tecnologici spiegano l'esponenziale proliferazione della bêtise. Figlia del progresso, dell'idea di progresso, essa non poteva che espandersi in tutte le direzioni, contagiare tutte le classi, prendere il sopravvento in tutti i rami dell'umana attività. È stato grazie al progresso che il contenibile stolto dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare 'molto complessa' gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per realizzarsi».
L'INVINCIBILE INCONSAPEVOLEZZA. «Sconfiggerlo (il cretino) è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni; e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, inferiore, anche quando - agghiacciante fenomeno - vi si abbandona egli stesso».
IL GHIGNO DEL DELIRIO. «Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé. Colpito dalle lance nostre o dei pochi altri ostinati partecipanti alla giostra, non cadrà mai dal palo, girerà su se stesso all'infinito svelando per un istante rotatorio il ghigno del delirio, della follia».
ALLERGIA AL DOVERE. «Tranne forse gli animali delle favole di La Fontaine, nessuno è mai stato bravo come gl'italiani nell'arte d'inventare nobili pretesti per eludere i propri doveri e fare i propri comodi».
I SETTE VIZI CAPITALI. «Un mendicante tende la mano. L'avaro non gli dà niente, perché cento lire sono sempre cento lire. Il superbo passa senza nemmeno vederlo. L'iracondo se lo toglie dai piedi con un'imprecazione. Il lussurioso non può certo far aspettare la bella Lalage, né il goloso può lasciar scuocere il prelibato risotto, né l'invidioso commuoversi per chi vive libero, senza responsabilità e senza pagare le tasse. L'accidioso si allontana senza fretta né rimorsi, ci penserà qualche altra anima buona».
ABBASSO LA DEMOCRAZIA. «Mille turisti in un chiostro significano in pratica l'annullamento del chiostro. Cento turisti davanti a un Caravaggio equivalgono alla soppressione del Caravaggio. Perduta è la concentrazione, perduto quel lento approccio contemplatico, quel girare attorno, quell'inclinare la testa[...]. È un test durissimo per chi si crede tollerante, democratico».

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