Regalai La Prevalenza del Cretino di Fruttero&Lucentini all’amico
Leonardo perché se ne guardasse, vista la concentrazione molto alta, detto e
scritto con ironia. Non sono certo di non essere affetto anch’io da una leggera
forma di cretinismo, indotto dall’ambiente circostante e dalle qualità personali,
ma voglio sperare che i contagiati da questo sciagurato malanno comportamentale
si possano “curare” reciprocamente, al fine di rendere gli effetti della sfortunata
condizione poco invalidanti.
Fatto sta che i social facilitano l’ingresso
nel tunnel, un po’ per “ristrettezze
espressive” derivate dalla fretta dell’analisi in tempo reale, un po’ dalla
scarsa predisposizione a comprendere la condizione altrui.
La “trilogia del cretino” è
composta da La prevalenza del cretino (1985), La manutenzione del sorriso
(1988), e Il ritorno del cretino (1992). Prima che una presa in giro dei
cretini fuori di noi, le opere sono un geniale, scorretto, cattivissimo vademecum
per riconoscere il cretino che è in noi e i vizi del nostro tempo.
Qualche esempio è d’obbligo. Ricordate:
“se concedete il passo ad un cretino egli crede di averne diritto”.
TUTTA COLPA DEL PROGRESSO.
«Poco interessanti catene di cause ed effetti terapeutici, dietetici, sociali,
politici, tecnologici spiegano l'esponenziale proliferazione della bêtise.
Figlia del progresso, dell'idea di progresso, essa non poteva che espandersi in
tutte le direzioni, contagiare tutte le classi, prendere il sopravvento in
tutti i rami dell'umana attività. È stato grazie al progresso che il
contenibile stolto dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo,
personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo
brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare 'molto
complessa' gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e
verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie,
sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite
moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente
le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una
parola (a lui cara) per realizzarsi».
L'INVINCIBILE INCONSAPEVOLEZZA. «Sconfiggerlo (il cretino) è
ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non
scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni; e
comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, inferiore, anche
quando - agghiacciante fenomeno - vi si abbandona egli stesso».IL GHIGNO DEL DELIRIO. «Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé. Colpito dalle lance nostre o dei pochi altri ostinati partecipanti alla giostra, non cadrà mai dal palo, girerà su se stesso all'infinito svelando per un istante rotatorio il ghigno del delirio, della follia».
ALLERGIA AL DOVERE. «Tranne forse gli animali delle favole di La Fontaine, nessuno è mai stato bravo come gl'italiani nell'arte d'inventare nobili pretesti per eludere i propri doveri e fare i propri comodi».
I SETTE VIZI CAPITALI. «Un mendicante tende la mano. L'avaro non gli dà niente, perché cento lire sono sempre cento lire. Il superbo passa senza nemmeno vederlo. L'iracondo se lo toglie dai piedi con un'imprecazione. Il lussurioso non può certo far aspettare la bella Lalage, né il goloso può lasciar scuocere il prelibato risotto, né l'invidioso commuoversi per chi vive libero, senza responsabilità e senza pagare le tasse. L'accidioso si allontana senza fretta né rimorsi, ci penserà qualche altra anima buona».
ABBASSO LA DEMOCRAZIA. «Mille turisti in un chiostro significano in pratica l'annullamento del chiostro. Cento turisti davanti a un Caravaggio equivalgono alla soppressione del Caravaggio. Perduta è la concentrazione, perduto quel lento approccio contemplatico, quel girare attorno, quell'inclinare la testa[...]. È un test durissimo per chi si crede tollerante, democratico».
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