BENVENUTI NEL BLOG DELLE RIFLESSIONI

Politica. Meridionalismo. Blues.

Pagine

mercoledì 22 febbraio 2012

Noi che abbiamo bisogno del Blues.

Non sono le nostre radici e mai lo saranno, le storie del blues. Ma la difficoltà e la sofferenza tradotte in musica sono affari nostri.
Il grande Son House, intorno al 1965, diceva che quando era ragazzino, nelle campagne dove abitava, non faceva altro che cantare; meglio, gridava a tutti quello che stava succedendo il quel momento. Il blues, per come lo conosciamo, nacque allora.
Ma House aveva avuto dei precursori lontanissimi. Lungo il fiume Gambia, nell'Africa del Sud, un "Griot", sorta di cantante tribale, con uno strano strumento di corde fatto in casa, raccontava di un re locale con versi sussurrati e accompagnati dallo strumento. Oggi mancano i cantastorie, nella nostra realtà periferica e lasciando il blues per un momento, è stato forse Rino Gaetano il poeta più vicino alla realtà che la nostra terra abbia espresso.
Ma lo strumento, che meraviglia: una zucca essiccata al sole con cinque corde derivate da filo di lenza di plastica. Un ponte di legno, pelle di capra che copriva il vuoto creato nella zucca, la quinta corda più corta perchè fosse più alta di tono. Nella lingua del Griot era il "balam". Nella lingua dei musicisti che lo portarono negli Stati Uniti diventò banjo.
A domani, devoti del blues.

Nessun commento:

Posta un commento