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lunedì 17 dicembre 2018

John Lee Hooker, The Boogie Man, emblema autentico del Blues.


John Lee Hooker usò sempre la chitarra acustica. Questo lo fece diventare il precursore della moda “unplugged”. Lo stile di questo grande maestro, la cui voce profonda ed espressiva è sostenuta da un ritmo elettrizzante, è da interprete integro e non compromesso con le mode musicali. Utilizzò sempre il verso libero, marchio di fabbrica inconfondibile, che lo designò improvvisatore e paroliere diretto e incisivo. Tuttavia in diversi brani non disdegna l’antica usanza dei più vecchi bluesman  del sud che utilizzavano lo slang e i doppi sensi molto presenti nel linguaggio colloquiale della comunità nera ma difficili da capire per il pubblico bianco, la qual cosa provocava giubilo fra i neri.
E’ e sempre sarà “The Boogie Man”. La sua voce, il modo di suonare la chitarra, l’utilizzo delle scarpe battute in terra come percussioni, hanno costruito uno stile ossessivo, drammatico, coerente sempre. Ognuno dei pezzi che ha scritto è basato su una storia vera, personale o no.
Hooker “picchiettava” le corde della chitarra, ottenendo un ritmo insistente. La sua voce, particolare perché John era affetto anche da un piccolo “difetto di vocalizzazione”, ottiene l’effetto di approfondire l’interpretazione, spesso profonda e grave nei pezzi più drammatici e giovanilmente contagiosa in quelli di boogies.
Una annotazione personale: la mia passione per il Blues trova in Hooker il punto iniziale e il punto di arrivo, l’emozione fatta musica. Insomma, un vero spasso. Come lui, tutti dovremmo dire “la cattiva sorte non può nuocermi”.

Vi propongo un pezzo tratto da “The Healer”, il disco del 1989 che gli valse il Grammy.
The Healer, con Sua Maestà Carlo Santana.

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