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venerdì 17 marzo 2023

Italia-Francia 2023.

I fatti semi nascosti di Francia mi hanno fatto approfondire le motivazioni di quel popolo, così reattivo e pronto a difendere i propri diritti sociali e civili.
In Italia ci aspettiamo che siano i disoccupati a reagire. Solo loro potrebbero, a detta di molti, portare in piazza l'insoddisfazione e la disperazione sociale.
Ma gli effetti della disoccupazione sulla coscienza di classe e sui comportamenti sindacali e politici non sono chiari. Mentre si pensa che l'attività organizzata renda i disoccupati più estroversi e dinamici, sociologi dicono che l'esperienza della disoccupazione "fertilizza il terreno per la rivoluzione, ma non la genera", perchè originerebbe un'aggressività inerte, sostenuta da un gruppo che socialmente non è una massa (Zawadski e Lazarsfeld).
Alcuni osservano che quando si è disoccupati si perde il piacere della politica (Garraty, Bakke, Citizens...,), anche perché si è in una condizione poco attiva.
Sarebbero, invece, i sindacati (le organizzazioni di lavoratori riconosciute anche dalla Costituzione) a dover indirizzare forme di lotta democratica contro la disoccupazione, la precarietà, lo sfruttamento. Senza delegare a governi che non possono adempiere perchè il loro oggetto sociale è completamente diverso.
Nè serve dare e prendere ascolto da movimenti politici apparentemente "sociali", giunti al governo con programmi che descrivono strategie da difesa delle classi abbienti, prese dal panico della perdita di potere di acquisto e livello di benessere conquistato in decenni di capitalismo.
E poi c'è il livello di sopportazione, che qui in Italia sembra non avere limite. Sarà che non si sta ancora troppo male, forse. Qui al Sud è inspiegabile.

 

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