Si tolga di mezzo il vittimismo, si levi di torno il pessimismo, prevalga il realismo.
L’ottimismo dice: il sud più a meridione del mezzogiorno d’Italia e d’Europa non è sottosviluppato. Si prendano indici numerici, valutazioni sui servizi di altri territori usati come termini di paragone, qualità della vita e si tirino le somme.
Viene allora in superficie e sbattuto in prima pagina e a reti unificate il pensiero diffuso dalla presente classe dirigente unita che il modo di vivere, di affrontare la vita da queste parti è questo può essere modificato in meglio o in peggio solo per una parte di popolazione, per gli altri la routine è indotta, obbligata. Cioè: meglio di così non si può.
Di fronte a questo semplice ragionamento la nostra società nasce divisa prima ancora che qualcuno si metta a riflettere e spiegare. Da un lato la parte più ottimista e pragmatica, che precisa in ogni momento che il sud è bello, è importante, la storia e il paesaggio e “chisti simu”, ecc, dall’altro la parte pessimista, a sua volta divisa tra chi addossa colpe come non ci fosse un domani a chiunque diverso da sé e la parte che colpevolizza il nostro modo di essere e la genetica.
Poi ci sono i tecnici, quelli che il PIL lo mettono a decidere la soglia del benessere. Se si ci trova sotto soglia si è sottosviluppati, economicamente. Ma anche socialmente, culturalmente, politicamente. Si, perché anche questi fattori si misurano in €.
Ed ecco la batosta finale, con la quale batosta mi trovo “casualmente” d’accordo nell’assestarla: il presunto sottosviluppo del sud odierno – condiviso o no in questi termini – sarebbe e consisterebbe nell'assenza, nella scarsa diffusione, nel cattivo funzionamento di istituzioni e apparati statali non in grado di guidare (gli uomini che li frequentano e occupano con pochi meriti) la società nel suo complesso che annaspa in mille difficoltà.
L’ascensore sociale è fermo. Al più si possono prendere treni e aerei, gli altri stazionino con le occasioni rare che si possono sfruttare, in assenza di scossoni salutari.
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