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venerdì 23 aprile 2010

L'altra Italia.

C'è una Nazione Italiana diversa da quella razzista e classista predominante nei mezzi di informazione sovvenzionati. L'eterna partita di pallone che ci vede spettatori paganti finalmente insofferenti è giunta ai tempi supplementari e finalmente finirà. La degenerazione raggiunta rappresenta il punto più basso toccato dalle squadre politiche contrapposte. Anche all'interno degli stessi partiti si sviluppano campionati con premi partita ed ingaggi enormi per chi si allinea all'idea del Capo. Ma il meccanismo creato ad arte non regge al cospetto della realtà vissuta per le strade e nelle famiglie. Per anni è come se ci abbiano drogati, con il conflitto estremizzato, con la rissa cercata e voluta dal Capo d'Italia. Ma gli Italiani veri, presenti in tutti gli schieramenti, cercano rappresentanti che approfondiscano i temi, li rivoltino, cerchino e trovino soluzioni condivise. E' evidente che poi si sceglie di rinunciare al voto, facendo il gioco dei nominati al Parlamento, che non aspettano altro. Il nostro Capo d'Italia vegeta nella rissa e trova alimenti nella crisi, arricchendosi ulteriormente e non aggiungendo nulla alla ricchezza nazionale. Per noi vincere può non essere così rilevante, se l'alternanza porta ad affrontare i problemi, non a strumentalizzarli per segnare un altro inutile gol. Rifiuto del razzismo e del classismo in tutte le forme; rifiuto della attuale legge elettorale, utile al Capo d'Italia per perpretrare la sua arroganza e prepotenza, rifiuto della accondiscendenza di una finta sinistra disposta a compromessi e distributrice di pizzini agli amici della controparte. Se il Capo d'Italia avesse potuto, avrebbe creato lui la Lega d'Italia. Ma c'è arrivato prima Bossi, localizzandola e caratterizzandola in modo estremo, con atteggiamenti più concilianti a Roma e molto più radicali al Nord, in un crescendo parossistico di ordinanze dei suoi Sindaci, tutori della difesa territoriale. Queste persone non hanno vissuto in modo completo la democrazia, non sanno condividere ciò che è di tutti con il rispetto della proprietà privata, mischiando il pubblico con il privato. Alla fine, non rappresentano tutti gli Italiani, ma solo la propria squadra.

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