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sabato 10 febbraio 2024

Il cantiere, è aperto?

Il cantiere, è aperto?

Immaginare Siderno come cantiere aperto è una possibilità che dovremmo darci per resistere e continuare a sperare di vivere in un contesto locale migliore. Il paese è da ristrutturare, è bisognoso di opere di manutenzione ordinarie e straordinarie. Opere che provengano dal settore pubblico o privato, iniziate e finite con cura.

Se la contingenza è vissuta in questi termini, si può vivere Siderno con più pazienza. Si dovrebbe fare un elenco delle opere pubbliche e private che sono da considerarsi cantieri aperti, lavori che miglioreranno in un prossimo futuro l’aspetto estetico e funzionale della città. Servirebbe per comprendere lo sforzo di chi guida temporaneamente la città e fare intravedere prospettive e progettualità. Difficilissimo, certo.

Intanto i dettagli possono attendere. Nel senso che le innumerevoli sbavature nella gestione delle operazioni ordinarie delle amministrazioni e nel comportamento dei cittadini, me compreso, ovviamente, possono essere sopportate se si dà un senso, una prospettiva al paese.

Un esempio mi va di riportare: ho notato che in questi giorni una squadra di operatori ha provveduto a ripulire la lunga e stretta aiuola che costeggia il binario della ferrovia, lungo la frequentata Via Colombo. Una lunga aiuola sempre incolta, fino all’altro ieri. Senza fare le pulci all’esempio, ora che è quanto meno ripulita, con le siepi ordinate, la via è un’altra cosa, è meno polverosa e disordinata, diciamo. Bene. Sapete quello che stona, però: la presenza continua e costante di piccoli sgarbi quotidiani fatti alla normalità della pulizia. La persona o le persone che “aggiungono” alle aiuole o agli spazi che fino a qualche tempo fa erano destinati ai cassonetti per i rifiuti oggetti, buste, rifiuti anche “strani”, logorano ai fianchi la possibilità di resistenza della pulizia ordinaria. E questi sono i dettagli, quelli a cui bisognerebbe pensare una volta che i cantieri aperti, quelli delle opere pubbliche e private, saranno chiusi. Perché in quel momento, quando le dotazioni rivendicate e realizzate dalle amministrazioni che si susseguono saranno almeno praticabili e messe a disposizione dei cittadini (a quale prezzo non so), ci sarà tempo per dedicarsi ai dettagli.

Il degrado dei dettagli lo vedi, ci convivi. Lo contrasti facendo repressione e controllo o invitando i cittadini e operatori a fare meglio il proprio dovere. Il degrado strutturale è più impegnativo, richiede politica di visione e programmazione, ci vogliono fondi, burocrazia e… fortuna, diciamo.

Sono convinto che il nostro paese, sempre vivo e presente sul piano commerciale e produttivo, in mezzo all’oceano di difficoltà sociali evidenti e tangibili, può smettere di lodarsi inutilmente per traguardi provvisori e apparenti e può iniziare a vedersi in prospettiva, in condizioni leggermente migliori. Intanto, dovremmo collaborare tra cittadini, forse cambia. Forse.

Scusate la speranza.

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