Immagino
così lo stato d’animo di uno dei governanti di questi tempi dopo una vittoria
elettorale. Cosa possa compiere, nella mente di un presunto onnipotente, smargiasso
e arrogante, una vittoria di una competizione elettorale con una legge
ridicola, piena di griffe usate come biglietti da visita.
- - Era soddisfatto. Aveva svolto con
successo un compito difficile ma infinitamente importante. Sapeva di aver
meritato nuovi onori e ricompense: ma nulla poteva essere piacevole come quel
senso di gratificazione che esaltava lo spirito. La sua opera superava ogni
altra precedente. Aveva usato come materie prime una terra e un popolo. Il dio
che riconosceva era di questo mondo: era il dio bifronte del potere e della
maestria politica e lui ne era il profeta. L’opera era appena cominciata. Prima
un comune, poi una provincia, poi una nazione. In nome del popolo, per la
propria soddisfazione e un po’ per quella degli amici che lo avevano aiutato.
Modestia,
disponibilità, autorevolezza, credibilità, visione politica con orizzonte vasto
non servono. Serve invece imporre quello che sta dietro la facciata perbenista,
accomodante quanto basta per attirare verso il proprio partito persone che
hanno bisogno di sicurezze, le più diverse e tutte risolvibili, secondo questi
maghi populisti, con misure restrittive da adottare su altre persone, che se costrette
un passo verso l’ignoto lo compiono comunque. La libertà “sicura”, secondo
questi “mastri d’ascia”, consisterebbe nella diminuzione della libertà di altre
persone, nella diminuzione dei diritti, nella durezza di misure restrittive dirette
verso i “clandestini”, nel controllo maggiore di parti di società non aderenti
alla loro ideologia mascherata da qualunquismo.
Ordine
e disciplina del popolo, per potere gestire con personale soddisfazione la
transizione da uno Stato popolare, con una Costituzione superba, ad uno Stato a
conduzione familistica, fondato su principi non universali, generati dalla
necessità di controllare i cittadini dalla culla al voto. I clandestini sono
coloro che approfittano dello Stato che li ospita, dell’organismo che li nutre,
come i parassiti. Se così è, clandestini anche i politici che non rispettano la
Costituzione.
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