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lunedì 4 settembre 2017

L’uso di Patria.

Rileggendo un brano di Nazario Sauro incontro una sua descrizione di Patria. Le poche volte che la sento pronunciare o che la pronuncio resto sorpreso dalla constatazione che è un termine desueto, caduto nel baratro della globalizzazione a tutti i costi, perso nell’interpretazione arcaica che certa politica polverosa attribuisce. Sauro la declina come plurale di Padre. Avverto brividi di inadeguatezza a confrontarmi con l’interpretazione che l’uomo di cultura regala alla parola. Egli affida i suoi figli, nel caso non tornasse dalla Grande Guerra, alla Patria. Ad un insieme di persone che si proteggono, che si tutelano, che si confrontano anche aspramente ben sapendo che sopra gli interessi di tutti e del singolo c’è la Patria. Non riesco a scorgere questo significato in questi anni che disorientano chiunque, dove l’egoismo di massa è frainteso con la lotta politica, di pochi per pochi. Perso l’interesse generale, ora lo scontro è basico, da sopravvivenza del gruppo. Nella Grande Guerra, morirono oltre 700.000 italiani, moltissimi dei quali meridionali. Rispetto per la Patria, se resiste.

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