I Ponti per il Sud.
Seguo il percorso amministrativo per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e Reggio Calabria. Al pari del percorso burocratico, seguo anche il percorso, diciamo così, psicologico, di noi cittadini che siamo pro o contro l’opera imposta dal governo.
Impresa difficile, seguire i percorsi stando da questa parte. Mentre appare in discesa la strada dei decisori, lastricata di miliardi di Euro da spendere per favorire sviluppo economico, crescita e stabilità del numero di lavoratori interessati, prosperità economica per le imprese coinvolte, cambio del panorama in modo definito di un posto troppo fantastico per non essere modificato dal capitale.
Chi è il folle che può contestare l’inevitabile beneficio elettorale decennale per chi investe denaro pubblico costosissimo per modificare perennemente un contesto simbolico straordinario?
Man
mano che le procedure proseguono verso la cementificazione del contesto
irripetibile, diventato indifendibile da questa classe politica, si notano
anche le modifiche dei comportamenti che i cittadini adottano per cercare di
impedire o ritardare la realizzazione dell’opera: prima il richiamo a temi
ecologisti, naturalistici; poi i richiami al mito, alla storia; segue la
contestazione scientifica, adottata da tecnici con richiami a falde in
movimento perenne; a seguire la contestazione ragionevole per cui i soldi spesi
in questa avventura potevano essere stanziati e spesi in opere e strutture,
anche sociali, per un beneficio diffuso nelle due regioni interessate, che
viviamo come arretrate nei servizi di diversa natura; ora è il momento della contestazione alle procedure di esproprio dei terreni coinvolti, con proprietari pronti ad ogni azione legale.
Niente, non funziona niente, pare. Bisogna ammettere che i soldi spesi in cemento armato, acciaio, asfalto, ticket di ingresso nel paradiso modificato dall’uomo rende elettoralmente molto più che la gestione molto simbolica, culturale e rispettosa dell’ambiente.
Il mito sarà confinato. Lo sviluppo economico indotto da questa operazione sarà inevitabilmente più importante di ogni altra considerazione: materialisti, capitalisti, politici estranei al contesto decidono della Magna Grecia. Un’altra invasione per il meridione è servita. Zeus, fai qualcosa.